stadera pesaghiaccio

Museo della Bilancia
Via Garibaldi, 34/a
Campogalliano
Tipo: semplice
Categoria: meccanica
ottone/ fusione, ottone/ incisione a bulino, ferro/ lavorazione a mano
cm 192 (a) 135 (l) 89.5 (p) l. asta 109,5, diametro piatto 89,5, altezza romano 30,5, diametro romano 9,7
sec. XIX
1876 - 1876
n. 828D
Asta in ferro di forma piatta tarata da 0 a 80 kg con divisione di 1 kg. Il braccio minore, leggermente modanato e con coltelli riportati in acciaio, è inciso a bulino con volute e foglie d'acanto e termina con una fusione in ottone lavorata a bulino raffigurante una testa di ariete a tutto tondo con particolari anatomici resi in modo molto realistico. Il braccio maggiore, leggermente rastremato verso l'estremità, termina con una testa ovale in fusione di ottone decorata da un motivo ad otto petali, avvitata alla fine dell'asta con due grosse viti in ferro. Il romano in ottone a forma di melograno è decorato da una fascia centrale con motivi ovali alternati a motivi vegetali e reca sul fondo la cavità per la massa di correzione della tara chiusa da una vite in ottone. Sulla parte superiore è presente un foro filettato entro cui si avvita il corrente, non estraibile (senza togliere la testa avvitata all'estremità dell'asta) in ferro. Il corrente è di foggia particolare poichè è formato da due placche in ferro, di forma rettangolare modanate ed incise a motivi vegetali, avvitate fra loro e recanti al centro una finestra a forma di cuore rovesciato entro cui spicca un motivo a piccola lancia che funge da indice sull'asta. Due piccole carrucole in ferro inserite fra le placche che formano il corrente consentono di farlo scorrere agevolmente sul filo dell'asta a dispetto del suo peso. Il corrente è decorato in alto con la testa in fusione di ottone di Re Vittorio Emanuele II, a tutto tondo, caratterizzata dai tipici baffi; la testa è inserita in un lungo e sottile perno piramidale avvitato all'estremità superiore del corrente e poggiante su una rondella in ottone dal bordo zigrinato. La stadera è sospesa mediante staffa e gancio ad occhiello in ferro e gancio in ottone ad S a forma di mostro serpentiforme con coda fogliata e testa di leone con lunghe zanne e lingua esposta. Questo gancio è a sua volta inserito in un lungo elemento di sostegno in stile impero in ottone con modanature verticali decorato al centro da una sfera schiacciata abbellita da una fila di sferette in rilievo. Questo elemento termina ad un'estremità con un anello e all'altra con un gancio ad uncino arrotondato, entrambi puntinati e decorati da foglie d'acanto. All'asta della stadera è sospeso, mediante staffa e gancio ad occhiello in ferro, un secondo gancio in ottone ad S a forma di mostro serpentiforme con testa di uccello fantastico con becco d'anatra. Questo gancio regge una crociera in ottone a tre bracci su cui si arrotolano tre mostri marini fantastici con testa di grifone barbuta che reggono nelle fauci le catene, ad anelli ad otto alternati ad anelli di forma rettangolare attorcigliati su se stessi. Le catene sono a loro volta attaccate a tre ganci ad S sagomati a forma di animale mostruoso serpentiforme che sono la terminazione di tre lunghe placche di ottone a sezione rettangolare avvitate sotto al piatto come rinforzo. Il piatto per la merce in ottone, leggermente concavo, è di forma poligonale a 24 lati che lo fa sembrare quasi circolare. Al centro tre piccoli fori consentono lo scarico dell'acqua. Tutta la superficie interna del piatto è incisa a bulino, con motivi vegetali, floreali, palmette, mascheroni e campiture del fondo a puntinatura semplice o a raggruppamenti di quattro puntini.
Staffa in ottone con placca con fori per essere avvitata alla parete, decorata da foglie e racemi, apribile per inserire l'estremità dell'asta, mediante una cerniera laterale; la staffa è utilizzata per limitare le oscillazioni dell'asta.


Questa stadera, riferisce il venditore veneziano Gabriele Bernardi, nel momento in cui il nonno acquistò negli anni Venti o Trenta del Novecento la già dismessa Fabbrica del ghiaccio Tanner alla Giudecca per adibirla a magazzini per lo stoccaggio e la lavorazione del legno, era allora un semplice oggetto d'arredamento. La fabbrica venne intestata alla figlia Vera Bernardi; nel 1947 la proprietà, in stato di abbandono, passò al fratello di Vera, Francesco, padre del venditore. Agli inizi degli anni '90 è stata trasformata in edilizia residenziale.
La Fabbrica del Ghiaccio Tanner (fonti bibliografiche dicono nel 1906) dal tedesco Vitale Tanner, occupava una porzione di isolato fra Calle Michelangelo e Fondamenta Santa Croce (oggi Zitelle) alla Giudecca. Stando alle punzonature doveva ancora essere in attività nel 1909-1910. L'azienda produceva e vendeva al minuto porzioni di ghiaccio delle dimensioni adatte alle ghiacciaie domestiche, che dall'uscita sulle Fondamenta S. Croce veniva caricato sulle barche per essere distribuito a Venezia e in tutto l'estuario fino a Chioggia. Nel 1921 ne entra in possesso la Giunta per i Consumi di Venezia che vi aggiunge dei magazzini frigoriferi. Nel 1924 passa ad una Società industriale privata che la amplia ancora e vi fa convergere la grande importazione delle carni congelate provenienti da oltreoceano. Nel 1930 i magazzini frigoriferi risultano inattivi e la sola attività in funzione è la produzione di ghiaccio.
La stadera è verificata nel 1876 e la presenza della protome di Vittorio Emanuele II, primo re d'Italia, conferma una datazione certamente non anteriore il 1866, data in cui Venezia venne annessa al Regno d'Italia. Resta da spiegare l'utilizzo di una stadera del 1876 circa in una fabbrica aperta nel 1906...
Il costruttore ad oggi sconosciuto con le iniziali SG (sulla rondella sotto al testa del re è indicato SSG) era attivo a Marocco, frazione di Mestre che dal 1866 al 1926 era comune indipendente da Venezia. I punzoni di verificazione prima recano il numero dell'ufficio metrico di Venezia, 182, a cui Mestre doveva fare riferimento.
La stadera è di pregevolissima fattura, sia nelle fusioni in ottone dei mostri fantastici, della protome di ariete, del ritratto di Vittorio Emanuele II che nelle incisioni a bulino sul piatto, sul braccio minore e sul corrente del romano.

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