Museo del Risorgimento "A. Saffi"
Corso Garibaldi, 96
Forlì (FC)
produzione austriaca
mazza ferrata

ferro,
legno/ tornitura
mm 105 (la) 675 (lu)
sec. XX (1914 - 1918)
n. Sala VIII (Prima Guerra Mondiale), n. 346
Mazza ferrata del tipo rigido, con corpo in legno tornito provvisto di foro per il passaggio del cordino che assicurava la mazza al polso. La testa, terminante con uno spuntone infisso direttamente nel legno, è formata da due anelli in ferro avvitati al legno e provvisti ciascuno di sei punte ribattute. Sulla testa è incollata un'etichetta cartacea, contornata di azzurro, che riporta l'indicazione "Mazza austriaca".

Arma da botta in dotazione all'esercito austro-ungarico durante il primo conflitto mondiale. L’inizio della guerra aveva trovato gli eserciti impreparati ad affrontare la realtà della guerra di posizione in trincea, essendo dotati di equipaggiamenti e armi che mal si adattavano ai feroci combattimenti corpo a corpo negli spazi ristretti della trincea. Questa carenza portò al ritorno sui campi di battaglia, dopo circa tre secoli di inutilizzo, della mazza ferrata quale arma d’assalto. Ne furono costruite innumerevoli varianti, sia dagli Austroungarici e Tedeschi che dagli Anglo-francesi, mentre la mazza ferrata
non entrò mai in uso presso l’esercito italiano. Il primo utilizzo delle mazze sul fronte italiano sembra sia avvenuto durante la battaglia del Monte S. Michele del 29 giugno 1916, quando i reggimenti ungheresi della 7ª e 20ª Honved fecero uso delle mazze per finire i soldati italiani in agonia per i gas asfissianti. La mazza ferrata venne per questo motivo strumentalizzata dalla propaganda italiana, diventando "l'arma dei barbari" e quindi il simbolo della ferocia dell' esercito austro-ungarico.