Curia vescovile
via IV novembre 35
Rimini (RN)

Barbiano di Belgioioso Lodovico (progetto)


Notizie storiche: progetto e costruzione
Nel 1956 il gruppo milanese BPR viene incaricato di redigere il progetto di un nuovo edificio per la sede della Curia vescovile di Rimini, del quale s’incarica in prevalenza Ludovico di Belgiojoso.
L'area, posta nel centro storico della città confinante con il Tempio Malatestiano, comprende il sedime del rudere del vecchio convento di San Francesco bombardato durante la Seconda Guerra Mondiale.
Il piano regolatore del 1968 destina l’area a verde attrezzato, il progetto pertanto muta il carattere del luogo, suscitando non poche critiche, tra le quali quelle di Leonardo Benevolo che supporta un’idea maggiormente orientata alla conservazione e al restauro piuttosto che alla sostituzione del vecchio fabbricato.
Il dibattito produce un ridimensionamento dell'intervento che edifica solo una parte dell’isolato, mentre originariamente se ne prevedeva l’intera occupazione.
L’impianto planimetrico rispetta perimetro e altezze del vecchio convento, in modo da non mutare lo spazio urbano in cui è inserito il Tempio, ancora, di questo, si riprendono nel nuovo intervento alcuni materiali nel tentativo di integrazione con la preesistenza.
L'edificio, organizzato su tre livelli di cui uno interrato, si articola in una pianta a “U”, attorno a un chiostro, a cui si aggiunge, sul retro, la canonica e la piccola cappella dedicata a San Gaudenzio.
L’ingresso principale al complesso è sottolineato da un’apertura rivolta alla strada antitistante l’edificio e il Tempio, per qualificare la presenza urbana del nuovo intervento.
Al suo interno sono ospitate alcune attività pubbliche e di servizio alla comunità: gli uffici della Curia vescovile e i vani per il parroco del Tempio Malatestiano. I due accessi principali su via IV Novembre e sulla piazzetta dei Teatrini, sono l’uno centrale rispetto la facciata, al disotto del grande arco-portale, l'altro sul fianco sinistro del Tempio. Il primo conduce all'atrio che distribuisce i vari percorsi interni e comunica con il portico del chiostro; il secondo fa accendere direttamente alla zona verde nella corte. Nel retro sono presenti accessi di servizio indipendenti, che servono i restanti locali.
I materiali utilizzati, sono un rivestimento di mattoni faccia a vista su cui si innestano sottolineature in pietra bianca o intonaco in corrispondenza del basamento, delle soglie e dei marcapiani. Le bucature sono disposte simmetricamente in facciata rispetto l'arco, seguendo scansioni regolari negli altri prospetti. Le inferriate metalliche proteggono le aperture al piano terra e separano il portico dal chiostro interno; al primo livello, invece, sono sostituite da persiane dello stesso colore scuro.



fonte: Matteo Sintini, Elia Serafini - Mibact - Architetture del seconodo '900