Stabilimento Max Mara
via Fratelli Cervi 66
Reggio Emilia (RE)

Pastorini Antonio (progetto)
Salvarani Eugenio (progetto)


Notizie storiche: progetto e costruzione
Fondata nel 1951 da Achille Maramotti, Max Mara realizza il suo primo stabilimento per la produzione di confezioni di abbigliamento in serie nel 1957, su progetto di Pastorini e Salvarani; tra il 1965 e il 1967 il complesso viene esteso successivamente su progetto della Cooperativa Architetti e Ingegneri, ampliando l’unità di produzione, e nel 1977 con un nuovo magazzino e un edificio per autorimesse. Il progetto di Pastorini e Salvarani è fortemente innovativo, sia per la concezione spaziale e funzionale dell’edificio, sia perché rappresenta un modello di elevata qualità architettonica applicata a un edificio di carattere industriale. Il principio che orienta la definizione dell’edificio si fonda sul massimo sfruttamento della luce naturale e sulla creazione di spazi estremamente versatili e adattabili alle diverse funzioni, in cui la struttura modulare è svincolata e indipendente dalle partizioni interne. L’impianto strutturale è costituito da tre campate con passo regolare, di cui le due laterali sono realizzate tramite una serie di portali in cemento armato sovrapposti su tre livelli e con sbalzi laterali, mentre quella centrale è formata da travi in luce semplicemente appoggiate sulle mensole interne degli sbalzi delle campate laterali. Il particolare sistema strutturale è studiato in modo da consentire qualsiasi ampliamento futuro, senza apportare modifiche sull’edificio esistente e di conseguenza senza interromperne le lavorazioni. L’obiettivo inoltre è quello di creare un organismo unitario che possa funzionare nel suo insieme sia come luogo produttivo che come edificio rappresentativo dell’immagine dell’azienda. All’esterno la struttura in cemento armato è completamente a vista e le travi sono disegnate e sagomate a riprendere il diagramma delle deformate. Le chiusure sono realizzate con serramenti in profili di ferro, apribili a vasistas, mentre soltanto la parte del magazzino all’ultimo piano è tamponata in muratura. Due volumi esterni, realizzati con mattoni faccia a vista, raggruppano i servizi igienici, posti ad ogni piano sui pianerottoli intermedi della scala interna. La parte produttiva della fabbrica è interamente concentrata nell’edificio principale, mentre tutti i servizi sono decentrati in un edificio adiacente, sul lato ovest, dove si trovano i locali tecnici e spazi accessori. Questi sono collegati al fabbricato adiacente attraverso un percorso esterno e un tunnel sotterraneo; quest’ultimo alloggia anche le canalizzazioni verso la centrale termica. L’impianto di riscaldamento, particolarmente innovativo, è realizzato con pannelli radianti a soffitto e con integrazione a pavimento per le sole parti a sbalzo. Nel 2003 lo stabilimento Max Mara si trasferisce in una nuova sede e l’edificio viene trasformato, conservandone l’architettura e le caratteristiche peculiari, in uno spazio espositivo destinato a raccogliere la collezione d’arte della Collezione Maramotti. La riconversione dell’edificio ha pienamente mantenuto i caratteri originari del fabbricato.

fonte: da L’archivio di Antonio Pastorini. Un architetto tra professione ed impegno civile, Catalogo della mostra, Reggio Emilia, Biblioteca Panizzi, 2013 Fonte immagini: Mibact - Architetture del secondo '900, Niccolò Cinti e Giovanni Barbieri