Casa di cura Villa Azzurra
via Cavina 9
Riolo Terme (RA)
Cristofani Davide progetto
1964
Lelli Gabriele progetto
1964



Notizie storiche: progetto e costruzione
Il complesso neuropsichiatrico denominato “villa azzurra”, è una struttura sanitaria privata che prende il nome dall'omonima società (Villa Azzurra S.p.a.) finanziatrice dell'intero intervento.
Il centro è destinato a malati con patologie neuropsichiatriche e punta a creare un luogo in sintonia con l’ambiente, utile ad integrare la terapia e preparare i degenti ad un possibile reintegro nella società.
La costruzione si sviluppa su vari livelli, sfruttando la condizione orografica del luogo, situato in una zona collinare caratterizzata dalla presenza a monte di una terrazza verde chiamata “la Costarella” e a valle dal tessuto residenziale della piccola cittadina. La peculiare posizione panoramica e la condizione di luogo intermedio, tra urbanizzazione e natura, costituisce una condizione di partenza che determina la scelta di costruire due corpi tra loro sfalsati, uno vicino alle colline e l'altro sulla terrazza.
I due corpi si distinguono nettamente per il trattamento delle superifcie e per la divisione funzionale. Il primo interpretato come un ambiente introverso, ospita le stanze di degenza che sono caratterizzate da aperture di dimensione standard. Il secondo, invece, è chiuso da pareti vetrate schermate da frangisole lignei che gli conferiscono un aspetto maggiormente aperto e in relazione con il luogo circostante. In esso sono condensati i servizi comuni: auditorium, caffetteria, spazi collettivi, uffici e ingresso.
L'ingresso al corpo vetrato è segnalato da una struttura tronco conica sorretta da elementi strutturali a “V” rovesciata, alla cui sommità si apre un lucernario. Il mattone faccia a vista è utilizzato per dare unità al complesso; viene impiegato sopra l'elemento circolare d'ingresso, prosegue al primo livello come basamento sottostante il volume trattato a curtain wall e infine è utilizzato per l’intero corpo che ospita le stanze dei pazienti. I collegamenti, tra gli ambienti collettivi e i reparti di degenza, avvengono attraverso tre corridoi in quota che raccordano i dislivelli.
Il complesso trasferisce un’immagine di solidità e leggerezza al tempo stesso, grazie alla combinazione tra le superficie vetrate e quelle in mattoni. Le fughe sono trattate a coccio pesto e posate alternando ricorsi lievemente in rilievo così da ombreggiare le cortine murarie per renderle vibranti. I moduli che compongono le vetrate privilegiano l'orizzontalità.
Negli interni la distinzione tra attività diurna e notturna ripropone un modello domestico. Di giorno le attività si svolgono entro il volume vetrato di quattro livelli: al terzo e al quarto piano, mentre nei primi due sono locati ambulatori e servizi per il corretto funzionamento della clinica. Di notte si utilizza il volume massivo con le camere servite da una distribuzione a corridoio centrale. Tutti i passaggi sono studiati con l'obbiettivo di stabilire assi visuali che terminano nel verde, a cui si riconosce una funzione terapeutica. Analogamente gli ambulatori sono dotati di una parete vetrata con vista sui giardini ricavati fra i due corpi del complesso. Le camere di degenza sono di cubatura superiore alla norma, dotate di finestre standard con sistemi di sicurezza anticaduta e servite da un impianto di climatizzazione forzata. Il pavimento nelle zone di degenza, nei servizi medici e amministrativi è in lastre di graniglia fine color avorio. Negli ambienti di servizio e nel centro benessere ricorre il clinker colorato non smaltato. Il vano scala è rivestito in pietra naturale, mentre le restanti tamponature sono solitamente in laterizio forato tinteggiate con vernici lavabili o speciali a seconda del uso.



fonte: Architetture del secondo 900 - Mibact - Matteo Sintini, Elia Serafini