via Mameli, viale Spalato, località Milano Marittima
Cervia (RA)
In giuria, il Presidente della Camera di Commercio di allora, il Presidente per eccellenza, Luciano Cavalcoli, aveva chiamato due architetti e professori universitari di fama internazionale: Giuseppe Vaccaro e Giovanni Michelucci (oltre al Soprintendente ai Monumenti Giovanni Bonomo). Vinse uno sconosciuto giovane architetto romano alla sua prima vera prova importante: Nino (Antonino) Manzone che nel 1953 aveva soli 29 anni.
Con la Camera di Commercio la città acquista la nota della modernità e come spesso avviene, soprattutto in ambienti rimasti chiusi alle innovazioni per storia secolare, come Ravenna, quell'edificio è, da parte di molti, considerato estraneo alla tradizione, all'edilizia, all'ambiente cittadino. Tuttavia, insieme al suo autore, a poco a poco vince le resistenze ed entrambi affermano la loro autorità culturale.
Manzone si trasferì a Ravenna, dove aprì lo studio professionale, il primo vero studio di architettura della città. Nei vent'anni che seguirono vi realizzò opere importanti e sempre di valore, tra cui: l'Hotel Bisanzio in via Salara, la casa Roncuzzi sul viale dei Giardini pubblici, la sede dell'ITI, l'Istituto Tecnico Industriale (quest'ultimo insieme a due ancor più giovani architetti ravennati: Gino Gamberini e Danilo Naglia), oltre a vari interventi di edilizia popolare, all'edificio di via Diaz angolo via di Roma, alla nuova sede dell'Archivio di Stato, al quartiere Vallona e, a Milano Marittima, Casa Trombini.