Casa Monti
via Torino 7
Faenza (RA)
Monti Filippo progetto
1928/ 2015



Notizie storiche: progetto e costruzione
Filippo Monti progetta questa casa per sé e per la sua famiglia realizzando l’opera più significativa del suo percorso di rivisitazione della domus romana, fondato sull’inserimento di valori plastici nell’impianto tipologico classico, visibile anche in altre abitazioni come casa Rovelli, caratterizzata da una composizione astratta ed essenziale o casa Porisini, analoga a casa Monti per l’attenzione nei confronti di un’architettura “scultorea”.
Il punto di maggiore interesse della Domus Italica ad atrio, è per Monti la successione di vestibulum, atrium e tablinum, che immette in un giardino privato delimitato da un alto muro, verso il quale si rivolgono tutti gli ambienti della casa, escludendo quasi totalmente le aperture verso l’esterno. Ancora, gran parte del lavoro progettuale si concentra sul tema del muro di cinta, elemento, che da una parte mantiene la dimensione intima del progetto, mentre dall’altra rappresenta il punto di tensione tra l’interno e l’esterno. Il muro perimetrale e il cortile interno sono compenetrati l’uno nell’altro determinando nuove spazialità e generando luoghi di “tensione”, che rappresentano il tratto caratteristico e di maggior interesse di quest’opera.
Casa Monti occupa un’area di 1000 metri quadrati, il cui terreno si presenta allo stato naturale, senza interventi di livellamento. Il rispetto delle distanze previste dal regolamento edilizio è mantenuto sul lato ovest, mentre si presenta meno definito sul lato est, a causa della linea fluida del profilo di pianta in quel punto.
Il contrasto tra i due lati della casa comporta una certa difficoltà nella disposizione delle funzioni interne, in particolar modo sul lato occidentale.
L’abitazione presenta una parte curvilinea sospesa sul giardino interno, intorno al quale si avvolge la scala a forma di asola che accentua l’effetto fluido dell’intero sistema spaziale. La scala ottiene, grazie alla sua caratterizzazione formale, un effetto quasi monumentale a cui partecipa anche l’astrazione conferita dai materiali, quali: il marmo dei pavimenti, il ferro e il vetro.
La scala è caricata di un valore simbolico, di collegamento tra terra e cielo e diventa funzionale ad espandere verso l’esterno, in un movimento centrifugo, i diversi ambiti della casa. Attorno al giardino si sviluppano gli spazi principali dell’abitazione: lo studio, gli ambienti di servizio, come il ripostiglio al piano terra, il soggiorno e le camere da letto al piano primo.
In questo modo si manifesta un complesso rapporto, visivo e vivibile, tra gli spazi interni ed il cortile centrale e tra quest’ultimo e le restanti parti del giardino, modulando progressivamente gli spazi più raccolti, il cuore della casa, con la dimensione più pubblica dell’edificio e mostrando il lavoro di ripensamento della dialettica tra classicità e natura, altro tema ricorrente nel lavoro dell’architetto faentino.




fonte: Architetture del secondo Novecento - Mibact - Matteo Sintini, Ilaria Cattabriga