Nuove terme Luigi Zoja
parco Mazzini
Salsomaggiore Terme (PR)
Albini Franco progetto
1905/ 1977

Helg Franca (progetto)
Rizzo G. (progetto)


Notizie storiche: concorso
Il progetto per l’edificio delle Nuove Terme di Salsomaggiore viene affidato allo studio Albini-Helg a seguito di una vicenda concorsuale che vede tre progetti vincitori che, tuttavia, non si rivelano adatti alle possibilità di realizzazione del nuovo complesso, sia per l’estensione dell’area necessaria sia per la complessità delle soluzioni da essi previste.
Albini e Helg decidono di unire le Nuove Terme ad un centro congressi con biblioteca e auditorium mantenendo l’attrezzatura termale nel centro della città, per la quale viene proposta l’area verde del Parco Corazza, adiacente al centro di Salsomaggiore. Su questa prima definizione si imposta lo studio dei progettisti per la realizzazione di una tipologia specifica che prevede la distribuzione dei locali di cura e gli spazi per i percorsi dei visitatori, attorno ad un centro costituito dai collegamenti verticali.
Il progetto subisce una seconda stesura, imposta dalla decisione del committente di non fornire di impianti di condizionamento e climatizzazione anche le unità di cura, fatto che stravolge l’idea distributiva iniziale, ma soprattutto per il cambiamento dell’area di progetto.
La scelta ricade sulla zona dell’ex campo sportivo, già ampiamente collegata, mediante percorsi esistenti con il centro, i giardini pubblici e la stazione ferroviaria.
Il nuovo edificio è progettato dai due architetti insieme ad uno staff medico e viene realizzato in lotti successivi, pensati per diversi usi in relazione alle esigenze stagionali.
Nel piano interrato si trovano i servizi tecnici. Nel piano basamentale, a quota giardino, l’atrio e i servizi per il pubblico come: la sala d’attesa, il bar, la biglietteria e l’accettazione, la sala congressi, gli studi medici e per le polverizzazioni e irrigazioni. Al piano primo, si accede al centro studi, agli uffici per i consulenti, alle stanze per le irrigazioni e inalazioni. Sono previsti, inoltre, quattro piani per le cure di bagni e fanghi e un ultimo piano parziale con volumi tecnici e serbatoi per l’acqua termale.
Viene conservata l’idea di incernierare le “braccia” ortogonali dell’edificio a un fulcro centrale che ospita la grande scala ellittica e due atrii, a quote diverse, che permettono la continuità visiva e il passaggio tra il giardino delle terme e il parco pubblico. L’impianto planimetrico tiene conto delle caratteristiche orografiche del sito, in particolare della conformazione ad anfiteatro del terreno, intrecciando i percorsi dell’edificio con quelli urbani. Il braccio dell’edificio che si allunga verso il centro funge da quinta architettonica che accentua la vista da viale Berenini, attraverso le zone trasparenti delle halles, mentre la copertura a gradoni percorribile si assimila al giardino a cui è collegata da una passeggiata continua.
L’articolazione plastica dei volumi e i valori plastici dettati dal continuo movimento del piano di facciata, si concilia con l’espressività del dettaglio architettonico e la razionalità costruttiva.
Il linguaggio è il risultato di uno studiato rapporto tra progettazione e produzione edilizia industriale, senza che il dato tecnologico prevalga, come dimostra l’utilizzo di sistemi di tamponamento prefabbricati, integrati in un’immagine dell’edificio, quasi, di natura tradizionale.

fonte: Matteo Sintini, Ilaria Cattabriga - Mibact - Architetture del secondo '900

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