Istituto tecnico Giambattista Bodoni
viale Piacenza 14, via Pasini
Parma (PR)

Canella Guido (progetto)
Bonaretti Pellegrino (progetto)
Okpanum Innocent (progetto)
De Miranda Fabrizio (strutture)


Notizie storiche: progetto e costruzione
La realizzazione della nuova sede dell’Istituto Bodoni è legata alla stagione che seguì il terremoto del 1983, un’occasione che avviò la presa di coscienza della città di Parma dell’insufficienza della propria infrastruttura scolastica superiore. Della stagione è organico anche il progetto di Costantino Dardi per l’Istituto Giordani (vedi) e quello non eseguito di Gabetti e Isola riguardante l’ampliamento dell’Istituto Tecnico sul retro del Teatro Due.
Per l’Istituto Bodoni la ricerca progettuale è stata condotta interrogando l’identità storica della città. Inequivocabilmente i progettisti hanno svelato la matrice fondante l’immagine e il carattere del centro storico di Parma, individuando nel linguaggio figurativo del neoclassicismo i valori fondamentali anche per il progetto del contemporaneo.
Così per tre secoli, Sette, Otto e Novecento, Ennemond Alexandre Petitot, Nicolò Bettoli e Guido Canella si confrontano a distanza, riproponendo il medesimo modello monumentale simmetrico in cui l’elemento centrale, che trova forza nel pronao sovrastato da un frontone classico, viene enfatizzato da più basse e lunghe ali laterali Questo è il comune esito progettuale cui giungono i tre architetti per gli edifici pubblici emblematici dei loro tempi: il palazzo reale, il teatro e la scuola.
Al confronto con la storia non si sono sottratti Guido Canella e Pellegrino Bonaretti chiamati a dare significato a un margine caratteristico della città storica che viene a coincidere con quello del giardino farnesiano, parco pubblico, a cui la scuola progettata fa da lontana quinta silenziosa e monumentale. Quell’aerea fu edificata all’inizio del ‘900 con il primo quartiere fieristico cittadino, di cui alcuni padiglioni ancora si conservano. Il nuovo istituto viene così a disporsi lungo il viale di circonvallazione, che lo mantiene fisicamente separato dalla caotica periferia produttiva, appena oltre la strada, ma lo pone inevitabilmente in relazione dialettica con quel paesaggio degradato e disgregato del quartiere a nord, chiuso tra la strada di circonvallazione e la ferrovia.
Considerazione particolare merita il rapporto, da sempre presente nella storia dell’architettura, tra il verde monumentale e l’edificio pubblico; non a caso la relazione di progetto elaborata da Canella cita e pubblica le grandi serre in ferro e vetro erette nell’Inghilterra di fine Ottocento, che sono interpretate tra l’altro come monumentali elementi di bordo dei grandi parchi urbani.
Tipologicamente la scuola segue le sperimentazioni “canelliane” dei progetti per i concorsi delle scuole di Borgosesia (1979) e Albino (1981), proponendo un impianto “a navata” in cui la distribuzione alle aule avviene tramite un articolato sistema a ballatoi. Nel corpo centrale si colloca la palestra e la biblioteca e nelle ali laterali gli spazi didattici. Tale impostazione si contrappone ai modelli elaborati nelle stagioni appena precedenti che, in relazione alla ricerca pedagogica, si sono orientate verso impianti a piastra o a grappolo.
Negli effetti l’esito progettuale mostra oggi i limiti di tale scelta, condotta senza considerare le esigenze dell’utenza scolastica (studenti e docenti) con grave danno per l’azione didattica. D’altro canto l’esasperata attenzione riservata al compiacimento formale e alla riflessione sulla tradizione locale della “magnificenza civile” ha corrotto l’azione dei progettisti, rimasti inconsapevoli della gestione della quotidianità della scuola e delle sue esigenze spaziali, in termini di luminosità e propagazione dei suoni.



fonte: Stefano Negri - Mibact - Architetture del secondo '900

3-693