Complesso residenziale INCIS, poi Palazzo IACP
strada Garibaldi 46, angolo viale Bottego
Parma (PR)

Gandolfi Vittorio (progetto)


Notizie storiche: progetto e costruzione
Il complesso viene realizzato all'inizio degli anni Cinquanta, nell’ambito dell’espansione nord della città fino al limite della linea ferroviaria, in gran parte determinata da interventi di edilizia residenziale pubblica.
L’intervento viene realizzato su un lotto d’angolo, alle porte del centro città, all'incrocio di due assi stradali principali, e dispone tre corpi di fabbrica lasciando al centro uno spazio libero.
Il primo edificio a torre si attesta sull'angolo tra via Garibaldi e via Bottego, spiccando con i suoi dodici piani sui due adiacenti. Sulle strade principali si attestano i profondi balconi che movimentano, in un gioco di masse ascendenti, la volumetria del blocco edilizio, conclusa dall’aerea pensilina del piano attico posta a coronamento, citazione di linguaggi razionalisti, molto usati in ambito milanese anche nel primo dopoguerra.
Le numerose aperture del blocco d’angolo trovano, come unico contrappunto, il vano scala. Quest’ultimo risulta infatti l’unica porzione compatta, seppur vetrata, dell’edificio; corpo “neutro” di contatto fra la torre e il fabbricato a ballatoio adiacente. Intersecando i percorsi di distribuzione, il ballatoio serve anche due alloggi per piano della prima torre.
Le abitazioni della torre sono pensate per quattro persone; ciascuna di esse presenta una zona notte articolata in una camera doppia e due singole, oltre che un’ampia zona giorno. Sono invece ideati per famiglie numerose gli appartamenti di tipo duplex del blocco a ballatoio. Al primo livello sono presenti due camere (una doppia e una singola) separate dalla scala che conduce al piano superiore. Al secondo livello (piani terzo, sesto e nono) la superficie di ogni alloggio si ingrandisce, permettendo di distribuire gli ambienti della zona giorno in prossimità delle scale e un paio di altre camere da letto (doppie) subito dopo. La scelta tipologica e la distribuzione determinano la forma allungata e di ridotta profondità del corpo a ballatoio.
Il prospetto su fronte strada si presenta suddiviso in sei fasce orizzontali simmetriche sovrastate da quella finale del piano attico. La scansione della maglia di pilastri sulla parete, determina una modularità delle aperture, caratterizzate da otto finestre di diverse dimensioni.
Nel piano attico si verifica uno sfalsamento di quota delle falde che favorisce l’inserimento di un nastro di finestrature che conclude l’edificio ricordando una copertura a shed.
Il terzo edificio, da ultimo, si attesta invece su viale Bottego, configurandosi, similmente al secondo, come un corpo ad andamento longitudinale su pianta rettangolare posto in aderenza al volume a torre. L’edificio si pronuncia sul fronte strada attraverso il vano scala, in aggetto rispetto alla sagoma dell’edificio. Le grandi vetrate che lo racchiudono conferiscono leggerezza e, al contempo, permettono di leggere la distribuzione interna dell’edificio, in cui gli alloggi, sui sei piani, si aprono su pianerottoli a rampe sfalsate. Gli alloggi sullo stesso piano sono progettati per tre utenti; presentano così metrature simili e uno stesso numero di vani.
L’alternanza di fasce finestrate e di balconi, modula i prospetti anche di questo blocco, costituendosi come il motivo compositivo unificante i tre volumi, diversi per caratteristiche tipologiche e funzionali. Altri aspetti che concorrono allo stesso scopo, sono la scelta degli infissi con scuri scorrevoli, l’intonaco bianco che riveste tutti e tre gli edifici e il basamento commerciale al piano terra, che salda e tiene ancorati al suolo i giochi di altezze del complesso.

fonte: Matteo Sintini, Margherita Merendino - Mibact - Architetture del secondo '900

Vittorio Gandolfi è stato un architetto attivo nell’ambito della cultura progettuale milanese del dopoguerra, grazie ad un’opera scarna ma rigorosa, che ha saputo far convivere la riduzione della struttura con una libertà di ambienti altamente suggestivi, in una continua ricerca di contatto con la natura e con la poesia. La sua opera presenta numerosi esempi tra cui l’aeroporto di Malpensa (1956-60) e quello di Linate (1960-62), la casa sul pioppo (1943) e la scuola elementare al quartiere Niguarda di Milano (1956). Ha svolto incarichi di creazione e gestione di un “Centro studi per la comunità cristiana” da parte del Comitato Nuove Chiese di Milano e, allo stesso tempo, ha diretto la formazione di professionisti per conto del gruppo INA-Casa durante il secondo settennato del piano.