Sede della Cassa di Risparmio
piazza Grande 40
Modena (MO)
Notizie storiche: progetto e costruzione
A distanza di quasi trent’anni dal concorso proposto per il sito di piazza Matteotti, nel 1960 la Cassa di Risparmio bandisce un'altra gara di progettazione per la realizzazione della sua sede dopo il trasferimento dai locali del Palazzo Comunale.
Il progetto s’inserisce nell’ambito del Piano per il centro storico del 1958 che punta alla decongestione del traffico veicolare attraverso il decentramento di alcune funzioni direzionali e amministrative all’esterno, sollevando anche alcune opposizioni all’intervento di demolizione e ricostruzione in un contesto ambientalmente così delicato, come quello di Cesare Brandi (Il patrimonio insidiato).
Il sedime del lotto acquistato dall’istituto bancario sul lato sud di piazza Grande, riporta il principale spazio pubblico cittadino alle dimensioni esistenti precedentemente all’edificazione dell’umbertino Palazzo di Giustizia, demolito nel 1963.
A seguito del non soddisfacente esito della consultazione, si affida l‘incarico allo studio Giò Ponti, uno dei più importanti architetti italiani del Novecento, autore pochi anni prima del Grattacielo Pirelli di Milano.
La necessità di conciliare le prescrizioni imposte dalla Sovrintendenza e quelle della commissione nominata dal Comune, composta da alcuni dei più autorevoli progettisti dell’epoca: Franco Albini, Giovanni Michelucci, Ludovico Quaroni, produce un notevole ritardo nella stesura del progetto e l’abolizione di alcune interessanti soluzioni preliminari, che in linea con le ricerche e il linguaggio dell’architettura dell’autore milanese, propone un fronte composto da alte aperture al piano terra e finestre dalle forme esagonali e a diamante, nonché in alcune proposte, anche l’assenza del portico al piano terra.
La soluzione finale, progettata nel 1966, è pensata per un maggior inserimento nel contesto, proponendo un rivestimento in mattoni faccia a vista, un portico ad archi a tutto sesto al piano terra in continuità con quello del Palazzo Comunale e il recupero dell’altezza corrispondente alla linea di gronda dell’adiacente palazzo vescovile.