Complesso edilizio Rione Giardino
corso Isonzo, via Poledrelli, corso Vittorio Veneto, via Monte Nero
Ferrara (FE)

Lambertucci Alfredo (progetto)


Notizie storiche: progetto e costruzione
Il complesso edilizio nel Rione Giardino di Ferrara commissionato dall’Istituto autonomo per le case popolari (IACP) della provincia di Ferrara all’architetto Alfredo Lambertucci di Roma e i cui lavori furono diretti dall’ingegnere Gianluigi Magoni caposervizio tecnico dell’Istituto, occupa l’intero isolato delimitato da corso Isonzo, via Montenero e corso Vittorio Veneto. Situato nella parte nord del Rione Giardino esso è composto da quattro edifici di cui due abitativi (denominati “A” e “B”), uno adibito a sede dello stesso Iacp (denominato “C”) e un’autorimessa interrata (denominato “D”) collocata al centro dell’isolato. La disposizione dei corpi di fabbrica descrive una doppia L contrapposta che racchiude una corte rivolta verso corso Isonzo, nella quale trovano spazio le coperture dell’autorimessa e un giardino.
Il complesso venne realizzato in due distinti lotti: il primo, relativo all’edificio per abitazioni nella parte nord dell’isolato denominato “A”, ottenne il permesso di costruzione n. 15712/8069 del 31/12/1963; per il secondo, composto dai rimanenti edifici, venne richiesta la licenza edilizia in data 23 dicembre 1964. Il progetto di Lambertucci per il secondo lotto fu approvato l’11 marzo 1966 e le opere in cemento armato furono collaudate dall’ingegnere Francesco Zerbini di Modena il 5 aprile 1968.
L’edificio “A” di altezza variabile tra gli otto e i nove piani con il piano terra parzialmente adibito ad attività commerciali fu il primo ad essere concluso; successivamente venne concessa l’abitabilità ai 22 appartamenti del fabbricato “B” composto da 4 piani di cui il terreno dedicato ad attività commerciali e i 3 superiori a residenze più un piano attico in data 10 gennaio 1969; il 28 agosto 1972 fu la volta dei fabbricati “C” e “D” rispettivamente composti da tre piani adibiti ad uffici e da uno interrato che ospita un’autorimessa per 120 mezzi. Gli appartamenti hanno dimensioni variabili.
Il linguaggio dell’intero complesso risulta omogeneo ed è caratterizzato da facciate nelle quali è visibile la maglia strutturale mentre il rivestimento è affidato a lastre con finitura in graniglia. All’orizzontalità dei prospetti disegnati dalle alte fasce marcapiano e dai balconi si contrappongono i volumi sporgenti dai corpi degli edifici delle scale; l’articolazione volumetrica degli alzati e la disposizione planimetrica degli edifici configurano una complessa articolazione all’intero progetto.





fonte: Matteo Cassani Simonetti - Mibact - Architetture del secondo '900

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