Centro operativo ortofrutticolo
località Chiesuol del Fosso
Ferrara (FE)
Giordani Pierluigi progetto
1924/ 2011



Notizie storiche: progetto e costruzione
Romeo Sgarbanti, ex Presidente della Camera di Commercio di Ferrara, fu l'ideatore della Centrale Ortofrutticola di Chiesuol del Fosso. Egli riteneva che Ferrara, per esercitare un peso politicopermanente a sostegno della frutticoltura, aveva necessità di una sede capace di ospitare degnamente i convegni e le esposizioni della Biennale Ortofrutticola con le relative infrastrutture e gli ampi spazi espositivi conseguenti. Di quil’iniziativa di ottenere un riconoscimento del “primato frutticolo ferrarese” da parte anche degli altri Enti istituzionali regionali (le organizzazioni dei produttori a quei tempi erano inesistenti o poco influenti) e soprattutto dal Ministero dell’Agricoltura, che dilazionò per anni l’approvazione del progetto (più volte rinviato) e bloccò più volte il suo finanziamento, che però alla fine arrivò. C’era, a disturbare, anche la competizione con Cesena e con Bologna per progetti analoghi nella leadership frutticola regionale (occorre dare atto però che il “ministeriale” prof. Giorgio Stupazzoni, che fu per un periodo Direttore Generale del Ministero dell’Agricoltura, pur essendo bolognese, si adoperò molto per il successo del progetto ferrarese). Ma quando l’opera fu realizzata, tanti anni dopo, negli anni ’70, diventò un altro calvario perché gli enti ferraresi non trovarono né un accordo utile per la gestione né progetti per utilizzare degnamente la Centrale, che fu così una “cattedra-le nel deserto”. Trascorsero molti anni, fino a quando non fu recuperata con la creazione di un Centro di servizi per l’ortofrutticoltura sotto l’egi dadella Regione Emilia Romagna, con l’adesione di altre quattro-cinque Regioni frutticole del Nord. Ma dopo qualche anno, essendo nel frattempo sorte le OP volute dall’UE, cessò l’intervento pubblico, così nel 1998 nacque l’attuale CSO (Centro Servizi Ortofrutticoli), gestito dalle APO non solo dell’Emilia Romagna, che rende servizi retribuiti e riceve fondi pubblici solo per “progetti” specifici.

In architettura e interior design, gli anni 1950 sono dominati dalla vitalità e dalla fantasia di una nuova generazione di designer che lottano per superare lo stile degli anni Trenta e il severo razionalismo. Le riviste pubblicano capolavori di Carlo Mollino e dei suoi allievi torinesi, Ico e Luisa Parisi, esposti alla Triennale di Milano di quel decennio. Organicismo e amore per la natura dominano la scena; è un periodo breve ma molto definito stilisticamente. Il lavoro di Alvar Aalto e le poltroncine disegnate da Charles e Ray Eames nel 1945 riflettono bene il senso antiretorico di quel momento utopico che in Italia è particolarmente vivo, autentico e animato da grandi interpreti. Questo periodo precede il grande boom del design italiano degli anni Sessanta, che abbandonerà ogni artigianalità e sarà definito dai legami con la produzione industriale.
Pierluigi Giordani è stato ingegnere, urbanista e teorico, attivo in vari
campi. Allievo di Giovanni Michelucci con il quale collaborò per la rivista "La nuova città", fu amico di Bruno Zevi, scrisse sulla sua rivista "L'Architettura", e fu vicino ad Alberto Sartoris e Carlo Scarpa. Per alcuni anni nella prima metà degli anni Cinquanta si dedica alla creazione di mobili, come dimostrano le foto di un tavolo e di una poltrona e altri mobili pubblicate sulla rivista "L'Architettura" nel numero di luglio-agosto 1955. Giordani conferì alla struttura dei suoi mobili un tocco quasi animale: i supporti simili a pinne, le punte accentuate, gli equilibri basati sull'irregolarità e l'asimmetria esasperavano il design provocatorio dei primi anni Cinquanta.
La passione e l'ammirazione per l'artista francese Jean Arp e le sue forme anatomiche astratte forniscono ispirazione per il suo lavoro in quei primi anni, creato in collaborazione con un eccellente artigiano ed ebanista Renzo Reggi.
L'attuale lotto, un grande tavolo centrale, è il risultato di un progetto sorprendente e accurato per una commissione privata nella città natale di Giordani, Bologna. Il pezzo eccezionale è costituito da elementi che consegneranno insieme: lo straordinario design scultoreo delle gambe; il piano con un ampio bordo lucido intarsiato alternato a preziose traverse in tulipier con effetto chatoyancy e altri legni molto rari.