Palazzina Corona
via Gori 8
Forlì (FC)

Macci Loris (progetto)


Notizie storiche: progetto e costruzione
All’interno di un’area molto vicino alla cerchia dei viali, il progetto opera un ripensamento della tipologia di residenza plurifamiliare isolata, situata nella fascia contigua al centro antico o in sostituzione di edifici demoliti, che negli anni dello sviluppo urbano, anche forlivese, costituisce il modello di edificazione più ricorrente.
L’architetto asseconda le norme del regolamento edilizio che determinano volume e superficie coperta dell’edificio. Attento al rapporto tra forma dell’edificio e forma urbana, il lavoro progettuale si concentra sulla possibilità di variazione del tipo, operata mediante una scomposizione volumetrica che consenta una varietà formale e fornisca una nuova immagine alla prima periferia della città, in netta contrapposizione con il resto dell’edilizia circostante.
Il blocco residenziale si compone di cinque piani e un sottotetto in cui si trovano, impianti, lavatoi, stenditoi e ripostigli. Ogni piano ospita tre appartamenti distribuiti intorno ad un unico vano scala. I tagli degli alloggi sono simili per numero e destinazione d’uso dei vani, cambiano però la loro posizione in planimetria, che assume pertanto una configurazione sempre diversa, in gran parte affidata alla disposizione dei balconi che cambiano continuamente il profilo della pianta, con rientranze e sporgenze sempre diverse ad ogni piano.
In facciata ciò produce un gioco di masse in equilibrio tra loro che rompe la scatola monolitica dell’involucro edilizio. Oltre a produrre l’eliminazione degli affacci su chiostrine interne, favorendo la completa estroversione dello spazio interno verso l’esterno urbano, l’edificio abolisce il piano di facciata e le gerarchie dei fronti, sostituendole con un articolato movimento di volumi in aggetto che assimila l’edificio ad una scultura a tuttotondo, effetto accentuato dal trattamento delle parti in cemento armato in contrapposizione all’intonaco inizialmente di colore rosso cupo, memoria cromatica del cotto locale.
L’edificio ha subito alcuni interventi successivi che hanno fatto perdere l’effetto iniziale, come l’intonacatura esterna di tutto il fabbricato e la sostituzione del colore rosso con uno più chiaro.
L’edificio mostra come Macci abbia assimilato la lezione fiorentina di architetti come Leonardo Savioli, che proprio sul tema operano la propria personale ricerca espressiva. Le realizzazioni dello stesso architetto a Forlì, come la Palazzina Angelica del 1972, o l’edificio residenziale a Bassano del Grappa, in cui molto più accentuato è il lavoro di scomposizione o il progetto non realizzato per un centro commerciale a Lugano, dimostrano come quest’operazione sulla tipologia non costituisca un caso isolato, ma rappresenti un modello ripetibile, utile a creare, secondo l’autore, nuovi valori qualitativi per le aree di espansione urbana.




fonte: Matteo Sintini, Ilaria Cattabriga - Mibact - Architetture del secondo '900 - immagini Landi Caterina