Quartiere INA Casa "Barca"
via Grandi
via Giovanni XXIII, via Buozzi, via della Barca
Bologna (BO)
Vaccaro Giuseppe coordinamento generale/ progetto complessi edilizi zona sud
1896/ 1970
Vitellozzi Annibale progetto complessi edilizi zona sud
1902/ 1990
Santini Francesco progetto complessi edilizi zona centrale
1904/1976
Legnani Alberto progetto complessi edilizi zona centrale
1894/1958

De Filla L. (progetto complessi edilizi zona centrale)
Leorati A. (progetto complessi edilizi zona centrale)
Paniconi M. (progetto complessi edilizi zona nord)
Chiarini U. (progetto complessi edilizi zona nord)


Notizie storiche: progetto e costruzione
A seguito degli eventi bellici, Bologna si trova ad affrontare le dolorose conseguenze dei bombardamenti che disegnano un paesaggio urbano precario e desolato, disseminato di macerie e di popolazione sfollata da ricollocare. Di fronte alle urgenze della ricostruzione, le preoccupazioni stilistiche dovevano cedere il passo a più concrete esigenze funzionali. La catastrofe trascorsa imponeva soluzioni tempestive, da realizzarsi in condizioni economicamente altrettanto disastrose. La grande ricostruzione post bellica portò all’introduzione nei nuovi quartieri extra urbani di diversificate architetture, che possedevano linguaggi costruttivi spesso lontani dalle tipologie bolognesi. I più ambizioni programmi edificatori dell’ente IACP riguardavano la progettazione di interi quartieri di edilizia economica su aree periferiche acquistate allo scopo, come avvenne con gli insediamenti della Barca. Tra gli ampliamenti urbanistici, uno dei più importanti è stata la realizzazione del quartiere Barca, in una grande zona di espansione prevista dall’allora Piano Regolatore Generale. L’insediamento è stato agevolato da un’operazione congiunta tra Comune e Iacp - Istituto Autonomo Case Popolari, i quali nel biennio 1954-56 avevano “un programma di acquisizione di terreni, finalizzato alla formazione di un ampio demanio pubblico”: il quartiere è stato realizzato nell’ambito del Coordinamento Edilizia Popolare (CEP) e del piano INA-Casa. La costruzione iniziò nel 1957 e si protrasse per più fasi, dal 1962 fino a metà degli anni Ottanta. La progettazione fu affidata ad un gruppo coordinato dall’architetto Giuseppe Vaccaro, bolognese di origine ma da anni trasferitosi a Roma. Il quartiere si estende per circa 43 ettari ed è caratterizzato da una bassa densità abitativa, da ampi spazi verdi e dotato di una forte riconoscibilità a livello di disegno di suolo e urbano. L’area scelta, al tempo piena campagna, era delimitata ad ovest dal fiume Reno, la presenza nella zona di alcune linee elettriche ad alta tensione inamovibili e le relative fasce di rispetto condizioneranno l’assetto del quartiere.Il quartiere si sviluppa attorno all’asse stradale di spina incurvata di via Tommaseo/via Leonardo da Vinci, affiancata su un lato dal Treno, lunghissimo edificio porticato a destinazione residenziale e commerciale. All’intorno, l’edilizia residenziale è disposta secondo un concept a scacchiera e composta da diverse tipologie edilizie: oltre al Treno, si trovano edifici in linea di 2-3 piani fuori terra a forma di H, sei edifici residenziali a barra di 9 piani e alcuni edifici uni e bifamiliari. Tutte le abitazioni sono organizzate in "unità di vicinato", dotate di attrezzature collettive.Volendo unificare al massimo i dettagli costruttivi dei diversi edifici, Vaccaro decide di lasciare a vista il parametro murario in laterizio, così come le strutture portanti in calcestruzzo armato. La ripetizione degli infissi lignei (progettati per quest’intervento specifico) costituisce poi un ulteriore esempio del processo di unificazione e standardizzazione degli elementi costruttivi.Nell’area est del quartiere trovano posto le attrezzature pubbliche: un complesso parrocchiale, asili, scuole, mercati, un ambulatorio, una delegazione comunale, attrezzature sportive, i giardini pubblici. Solo alcune di esse sono state effettivamente realizzate.
Del progetto complessivo iniziale se ne realizza solo una parte: dei 40.000 abitanti previsti il quartiere ne ospiterà circa 11.000, e non tutte le attrezzature collettive pensate in origine vengono effettivamente costruite. In origine abitato prevalentemente da operai immigrati dalla provincia agricola bolognese e emiliana, negli anni recenti il quartiere Barca ha visto un aumento della popolazione residente, con l’arrivo di studenti universitari e immigrati stranieri.
Il piano urbanistico, curato da Vaccaro, mostra una lucida interpretazione del rapporto con le vie di collegamento e con l’ambiente circostante, configurato da una grande ansa del fiume Reno. Tra le varie tipologie proposte, alcune sono assai originali ed attentamente elaborate, curate nel progetto e nella costruzione dal gruppo Vaccaro: sono il “treno, lungo e curvilineo fabbricato in linea a tre piani, con portico a negozi; le “palafitte”, trama a due piani su pilotis; le case “alte”, aggregate a coppie sfalsate. La lunga spina del “treno” (553 m) costituisce l’elemento portante e centrale del villaggio, a cui si sarebbe contrapposto il centro dei servizi di quartiere, in realtà mai realizzato, ad eccezione della Chiesa parrocchiale di Sant’Andrea (1985); tale area oggi è la piazza-giardino Giovanni XXII (1996).