Armeria Albicini
Corso della Repubblica, 72
Forlì (FC)
produzione tedesca (?)
archibugio

acciaio,
legno
mm 1170 (lu)
secc. XVII/ XVIII (1650 - 1750)
n. AA0315
Archibugio in legno di noce con meccanismo a ruota. La ruota d'acciaio, caricata con una chiave, gira velocemente sulla pietra del cane creando scintille che accendono l'innesco.

L'archibugio è un'arma da sparo portatile, composta da un calcio di legno, una canna di ferro ed un meccanismo d'accensione. L'archibugio veniva caricato con la polvere da sparo e la palla di piombo che veniva fusa o, meglio, realizzata per mezzo di un apposito arnese. Nei secoli, il meccanismo d'accensione subì diverse modifiche che determinarono le diverse denominazioni assunte da quest'arma: archibugio a fuoco, archibugio ad accensione a miccia, archibugio con acciarino a ruota, archibugio a pietra focaia. Nella seconda metà del XVI secolo s'iniziò ad usare il pesante moschetto spagnolo che lentamente sostituì l'archibugio.
Il meccanismo con acciarino a ruota era più efficace ed affidabile di quello a miccia ma, a causa della complicazione del suo meccanismo e del suo alto costo di produzione, nell'uso militare non sostituì mai definitivamente il meccanismo a miccia. Alcuni attribuiscono la sua invenzione a Leonardo da Vinci (secondo i quali sarebbe stato progettato attorno al 1500), altri sostengono che l'invenzione sarebbe da attribuire ad un fabbricante di armi di Norimberga e risalga al 1515.
Per l'attivazione e il funzionamento del meccanismo a ruota, costituito da un tamburello d’acciaio, era necessario caricare con una chiave speciale la molla. Prima di premere il grilletto era necessario scoprire il bacinetto. Liberato, il tamburello girava rapidamente sfregiando un pezzo di pirite, provocando delle scintille che a loro volta incendiavano la polvere d’innesco, dando luogo alla detonazione. L’introduzione della pietra focaia causò dei notevoli cambiamenti. Premendo il grilletto, la pietra batteva contro una piastrina di ferro spostandola e mettendo allo scoperto la polvere da sparo. L’urto produceva delle scintille che innescavano quest’ultima nello scodellino.