Centro Culturale "Carlo Venturini"
Viale Zaganelli, 2
Massa Lombarda
argilla verniciatura
ceramica pestana a figure rosse
gruppo di Assteas e Python
sec. IV a.C. (349 a.C. - 325 a.C.)
cm.  19.4 (a)
n. 186
Hydria in argilla rossastra, vernice nera, sovraddipinture in bianco e giallo. Sul collo serie di bacellature, di altezza irregolare, dalla cui estremità inferiore pende una corona puntinata. Sotto l'ansa palmetta a quattordici petali affiancata da volute foliate; sopra di essa due boccioli triangolari e due dischi puntinati. Fra le anse è rappresentato un giovane in rapido movimento verso sinistra. E' nudo e porta soltanto una tracolla di perle che dalIa spalla sinistra gli scende verso il fianco destro; un'analoga collana gli cinge la coscia sinistra. Indossa calzari e dal braccio sinistro gli pende una clamide con orlo listato e puntinato. Il capo è cinto da una corona di perle diademata. Nella mano destra regge un tirso con tenie svolazzanti e desinenti in tre perle. Con la mano sinistra sostiene uno spiedo in cui sono infilati frutti globulari, alternativamente bianchi e gialli.

La ceramica italiota a figure rosse è rappresentata nella collezione Venturini da esemplari attribuibili alla ceramografia pestana del IV sec. a.C.
Essa ha origine nella città di Pestum, antica colonia greca della Lucania nord-occidentale, in cui si sviluppa una produzione autonoma e stilisticamente indipendente da quella lucana. La più antica bottega di ceramisti pestani (360-330 a.C.) sembra sia stata l'officina dei pittori Assteas e Python, che ci sono noti dalle firme apposte su alcune delle loro realizzazioni. I due operatori lavorano in collaborazione strettissima e certamente nello stesso ambito, a giudicare dalla identità delle forme dei vasi che entrambi hanno decorato.
Insieme ai due ceramografi sono attivi altri pittori, così fortemente influenzati dallo stile dei loro maestri che appare talvolta problematico distinguere la produzione di ciascuno di essi. A questo "atelier" si deve un numero considerevole di vasi, oltre la metà di quelli noti, ed il merito di aver lasciato un'impronta stilistica che si manifesta sensibilmente anche nelle fasi posteriori della ceramografia pestana. Se in qualche caso Assteas e Python eseguono vasi di maggiore pretesa e più riccamente decorati, in generale predomina una produzione di serie, ripetitiva nei soggetti e negli stilemi. La faccia principale è di solito riservata alla raffigurazione di Dioniso con un satiro, un sileno, una menade, oppure di un giovane con una donna. Numerosi sono i casi in cui è lecito pensare che la faccia secondaria non sia di mano dei maestri. Ancor più monotoni e privi di fantasia compositiva sono i loro seguaci, che sfornano prodotti correnti limitati ad una sola figura dipinta. Altri particolari tipici quali l'atteggiamento e la posa delle figure, il motivo degli orli a lista dentata o puntinata dell'abbigliamento, le volute con palmette che inquadrano le scene, rendono immediatamente riconoscibili i prodotti di questa officina.
La ceramografia pestana continua a prosperare quando si esaurisce l'attività di Assteas e Python con il Pittore di Afrodite, artista apulo immigrato a Pestum o pestano largamente influenzato dallo stile apulo come denunciano i suoi vasi.
Allo stesso periodo appartiene anche il Pittore dell'Oreste di Boston, che segue da vicino la tradizione dei suoi predecessori. Con i Pittori di Napoli 1778 e 2585 siamo alla fine del grande periodo della ceramica pestana, il cui ciclo si chiude definitivamente nei primissimi anni del III sec. a.C.
L'hydria con figura di giovane nudo illustrata in questa scheda va attribuita senza difficoltà al Gruppo di A. e P. sulla base delle caratteristiche stilistiche e formali fin qui descritte.
L'hydria proviene da Teggiano, dono Macchiaroli (1878).