Pinacoteca Comunale di Faenza
Via S. Maria dell'Angelo, 9
Faenza (RA)
Baccarini Domenico
1882/ 1907
dipinto

tela/ pittura a olio
cm. 80 (la) 120 (a)
secc. XIX/ XX
n. 682
Autoritratto con sottana.

Baccarini è autore di una lunga serie di propri autoritratti, rappresentata in questa selezione-omaggio dall’Autoritratto con sottana, databile 1905, in cui l’artista si è ritratto a mezza figura con un paio di pantaloni nella moda degli ambienti artistici del periodo. Si tratta di un autoritratto che Claudio Spadoni ha definito «singolare e quasi stregonesco, dall’aspetto si direbbe faustiano». Antonella Imolesi Pozzi ha messo in evidenza l’«atteggiamento altero e provocatorio, a voler manifestare al mondo la consapevolezza della propria eccezionalità (secondo i canoni del “dandismo” i cui fondamenti etici e teorici erano stati così bene definiti da Baudelaire). Anche questo autoritratto di grande modernità - continua l’analisi dell’opera di Antonella Imolesi Pozzi pubblicata in uno studio sugli autoritratti di Baccarini – è risolto con segni veloci e sintetici, e l’artista non si limita a descrivere le proprie caratteristiche fisiche, ma realizza una vera e propria “radiografia dell’anima”. L’atmosfera di spaesamento e la forte espressività del dipinto è ottenuta dal gioco della luce elettrica, una delle grandi invenzioni degli ultimi decenni dell’Ottocento, che aveva modificato in modo radicale la veste del mondo. Così le luci e le ombre, che erano quasi totalmente scomparse dall’universo della ritrattistica, fanno di nuovo ritorno in pittura sull’onda della luce artificiale che con i suoi bagliori fa emergere dal buio la figura. Figura che in questo dipinto proietta la sua ombra sullo sfondo che è stato abraso con furore dal pittore ed emerge dal buio, illuminata dalla luce artificiale e – conclude Antonella Imolesi Pozzi ci nell’analisi dell’opera - comunica il senso di dolorosa estraneità percepito dall’artista che scopre al posto dell’io il proprio doppio, il fantasma di se stesso, una specie di apparizione medianica, il perturbante straniero che si nasconde sotto la ingannevole e bugiarda facciata del mondo».
Nella sua lunga serie di autoritratti Baccarini si muove, come ha osservato Anna Maria Damigella, «dai disegni di nudi, alla figura, al ritratto, all’autoritratto sul filo conduttore del bisogno di indagare la realtà. In particolare l’insistenza di Baccarini ad autorappresentarsi – ha continuato Anna Maria Damigella riflettendo sui tanti autoritratti eseguiti da Baccarini - partecipa di una tendenza diffusa, oltre che raccomandata, come esercizio per conoscere se stessi». Nella serie di autoritratti eseguiti da Baccarini, a partire da quelli del periodo fiorentino e del ritorno a Faenza tra il 1901 e il 1903, è evidente la loro appartenenza alla «sfera delle indagini, portate alla realtà piu’ vicina», al bisogno di ricerca e conoscenze. «Via via che l’abitudine a rappresentarsi procede, si fa strada il motivo della centralità dell’io, conseguenza dell’individualismo che sempre più si infiltra nell’arte. L’artista tiene la scena: coi suoi tratti psicologici e gli stati d’animo di volta in volta diversi». Baccarini nei ritratti eseguiti tra il 1902 e il 1903 si presenta con «uno sguardo così intenso da sembrare voler penetrare dentro le cose, oltre le apparenze», oppure «sospeso e sognante». Già in parte con questo autoritratto del 1905 ma sicuramente con gli autoritratti degli ultimi due anni, compreso il suo ultimo drammatico disegno che non a caso è un autoritratto in cui ha aggiunto le parole “ultimi giorni”, «anche seguendo la vicenda degli autoritratti è possibile cogliere il cammino stilistico di Baccarini, che specialmente negli ultimi due anni di attività si polarizza su stilemi espressionisti» come ha scritto Orsola Ghetti Baldi commentando proprio l’ultimo autoritratto dell’artista in occasione della mostra sul liberty a Bologna e in Emilia-Romagna.