Pinacoteca Comunale di Faenza
Via S. Maria dell'Angelo, 9
Faenza (RA)
Palmezzano Marco
1455-1463/ 1539
dipinto

tavola/ pittura a tempera
cm. 62.5 (la) 65.5 (a)
secc. XV/ XVI
n. 110
S. Girolamo è rappresentato a mezza figura con libro aperto fra le mani, è in un interno con soffitti e volta decorati a "grottesche".
Da un recente restauro è stato riscontrato che la tavola oltre ad avere misure simili a quella col S. Agostino, presenta anche simili venature del legno, quindi è lecito pensare che facessero parte di uno stesso complesso.
Non sappiamo se originariamente fossero a figura intera o a mezzo busto. Il personaggio in cappa rossa, con l’abito bianco, colto nell’atto di leggere il libro della Sacra Scrittura, è stato identificato come San Girolamo. L’altra figura con il pastorale, il libro, la mitria bianca e il piviale riccamente ornato, è stata variamente interpretata: come un Dottore della Chiesa, come Sant’Agostino o come Sant’Ambrogio. Anche in queste due tavole è evidente l’influsso della pittura veneta ed in particolare del Bellini: una luce proveniente dall’alto illumina e risalta i volti dei due santi. Qualcuno avanza l’ipotesi che queste due tavole, il Sant’Agostino e L’Arcangelo, facessero parte di un'unica pala agostiniana, altri invece sostengono che i due frammenti abbiano fatto parte di una pala distinta da quella con Sant’Agostino e L’Arcangelo.


Visto nel 1777, assieme ad altre tre tavole invv. 108-109-111, nella sacrestia della chiesa di S. Agostino di Faenza M. Oretti che li attribuisce al Palmezzano (Ms. B. 165 b, c. 262 v.). Viene erroneamente considerato parte di un polittico già a Cesena.
C. Grigioni, pubblicando la tavola di Cesena, integra, in collezione privata inglese (1956, pp. 113-14 f. XLII), considera le quattro tavole come parti di due dipinti smembrati, uno dei quali eseguito nel 1505 dal pittore per la chiesa di S. Girolamo dell'Osservanza di Faenza, come da un documento di quell'anno.
La testimonianza dell'Oretti e la presenza di S. Agostino potrebbero risolvere il caso a favore della chiesa di S. Agostino di Faenza come sede di origine.