Centro Culturale "Carlo Venturini"
Viale Zaganelli, 2
Massa Lombarda (RA)
manifattura italiana
bugia

vetro
cm.
sec. XIX (1850 - 1899)
n. SN 16
Bugia in vetro blu con piattino decorato a costolature e bordo perlinato; presa ad anello; tulipano portacandela a cratere baccellato con orlo espanso, conformato a corolla di petali.

La collezione di ceramiche e vetri raccoglie un bel gruppo di vasi che illustrano con una certa varietà la produzione di maioliche fiorita in Abruzzo a partire dalla metà del Cinquecento con centro principale a Castelli. I materiali entrano nella raccolta perlopiù per dono di un non meglio precisato Commendator Rosa, con il quale il Venturini aveva rapporti per essere stato insignito della cittadinanza onoraria di Castelli.
Egli può essere probabilmente identificato come Concezio Rosa, grande conoscitore e collezionista di ceramiche castellane ed autore di una monografia ad esse dedicata, edita nel 1857.
Gli esemplari più antichi sembrano essere i quattro albarelli (nctn 0000001-00000004) tipici vasi da farmacia, con figure di santi. Essi presentano forti agganci stilistici con le opere della famiglia di ceramisti Grue (Castelli, secc. XVII- XVII).
Infatti i manierismi ricorrenti che si ritrovano nelle figure dei santi fanno ragionevolmente supporre che i quattro recipienti siano riconducibili ad una bottega vicina alla manifattura dei Grue. Un altro gruppo di maiolica castellana piuttosto omogeneo è quello che può essere accostato alle opere di Gesualdo Fuina, che lavora nel centro abruzzese nella seconda metà del XVIII sec.
Noto per firmare molti dei suoi vasi con una F od una piccola faina, egli eccelle nella decorazione a terzo fuoco con motivi attinti al repertorio orientale in voga ai suoi tempi: delicate raffigurazioni di farfalle e piccoli animali ed eleganti elementi floreali (nctn 00000006-00000008-00000009).
Isolato nella collezione sembra essere, invece, il vaso da farmacia con nctn 00000005, proveniente dalla Manifattura Casali e Callegari di Pesaro, artisti lodigiani che nella seconda metà del sec. XVIII operarono nella città marchigiana, approdando ad esiti notevoli, specialmente nelle pitture a smalto su maiolica fine.
Il gusto per le cineserie e per l'esotismo, imperante negli oggetti prodotti tra i secc. XVII e XVIII, compare nei manufatti della fabbrica faentina Ferniani con il tipico ornato del "garofano" di chiara ispirazione orientale: un piatto a contorno sinuoso (nctn 00000033) e un servizio per puerpuera o "impalliata", originariamente composto da cinque pezzi, del quale sopravvivono una ciotola a due manici, un portauova e un coperchio (nctn 00000010).
Imperante soprattutto negli oggetti prodotti tra il XVII e il XVIII sec. (nctn 00000011), con la reazione neoclassica al Rococò la moda delle cineserie si affievolisce senza però scomparire del tutto e motivi ornamentali di questo tipo continuano ad essere in uso fin dopo la fine del secolo (nctn 00000012-00000013).
Nei primi decenni dell'ottocento le fabbriche di Napoli e di Firenze, i due maggiori centri di produzione di porcellane, si rifanno a modelli di tradizione francese (nctn 00000014) appesantiti nella forma e nella decorazione, oppure si ispirano direttamente agli esemplari ceramici che vengono in luce dai nuovi scavi archeologici, sia riprendendo singoli elementi della decorazione (nctn 00000016) o della forma, sia realizzando delle vere e proprie imitazioni. Infine, il gusto per il bric à brac e per i prodotti della nascente arte industriale è documentato nella collezione da una serie di manufatti che per la loro natura non offrono particolari qualità estetiche, ma si configurano come oggetti d'uso appartenenti alla suppellettile domestica consueta nella seconda metà del XIX secolo (nctn 00000018-00000022). Anche il vetro infatti, a partire dall'800 grazie al processo tecnico che ne consente una produzione a prezzi relativamente bassi trova nuovi campi di impiego soprattutto nell'arredamento della casa borghese. L'aumento delle richieste comporta però anche un deterioramento del gusto ed un abbassarsi della qualità tecnica della produzione, tanto che, sempre più spesso nel corso del secolo, al vetro incolore, ricoperto di patine e poi molato o finemente decorato in oro, si sostituisce il vetro stampato, la colorazione all'acido e la semplificazione dei processi di molatura. Nell'ambito di questa produzione industriale che si afferma pienamente dalla metà dell'ottocento sono da ascrivere anche molti degli esemplari raccolti da Carlo Venturini. Numerosi sono infatti i semplici oggetti d'uso: bottiglie (nctn 00000025), oliere destinate a comparire sulla tavola (nctn 00000026) e decorate con festoni e motivi floreali di lontana derivazione classicista, candelieri (nctn 00000032), semplici vasi da fiori (nctn 00000029 e 00000030) che dovevano costituire l'arredo vero e proprio della dimora del collezionista. Numerosi i bicchieri, sia di tipo tradizionale, cilindrici leggermente svasati all'orlo (nctn 00000027), sia con iscrizioni (nctn 00000028), testimonianza, questi ultimi, di un atteggiamento romantico e sentimentale e di un gusto che vedeva nel manufatto un oggetto ricordo.
Cfr. AA.VV., L'antica maiolica abruzzese, Catalogo della mostra, Napoli, 1955; AA.VV., L'officina di maioliche dei Conti Ferniani, Faenza, 1929; AA.VV., Vetri Europei dell'ottocento, Catalogo della mostra, Murano (luglio-settembre 1980), Milano, 1980; C. Brosio, Porcellane e maioliche italiane dell'Ottocento, Milano, 1964; L. De Maiuri, L'amatore di maioliche procellane, Milano, 1976, n. ed.; O. Ferrari, G. Scavizzi, Maioliche. Seicento e Settecento, Milano, 1965; J. Fleming, H. Honour, Dizionario delle arti minori e decorative, Milano, 1980; H. Honour, C'hinoiserie, London, 1961; G. Mariacher, Il vetro soffiato, Milano, 1960; G. Mariacher, Vetri Italiani del seicento e del settecento, Milano, 1965; L. Reggi, La ceramica in Imola dal XIV al XIX secolo, Imola, 1973.
Della bugia in esame non è nota la provenienza né la data di acquisizione.