Museo Interreligioso di Bertinoro
Via Frangipane, 6
Bertinoro (FC)
Previtali Carlo
1947/
scultura

terracotta smaltata
cm. 18 (la) 42 (a) 22 (p)
sec. XXI (2006 - 2006)
n. 300
Le collezioni del Museo Interreligioso di Bertinoro si sono arricchite di una nuova perla: grazie all'interessamento di Domenico Montalto, Caporedattore della pagina culturale del quotidiano Avvenire, l'artista bergamasco Carlo Previtali ha donato l'opera in ceramica raku intitolata Asceta. Esposta in occasione della mostra "La Nave dei Folli", svoltasi presso la Basilica dei Disciplini di Clusone dal 22 Giugno al 20 Luglio 2007, l'opera entrerà a fare parte del percorso espositivo nella sala dedicata alla riflessione sul Male e sull'Oltre. La mostra organizzata negli spazi della Basilica della Val Seriana si proponeva di indagare sotto il profilo filosofico, morale e sociale, l'influenza che la follia ha sull'arte contemporanea. Il tema della follia incontra l'ambito religioso fin dai tempi della Grecia Antica: Dioniso era il dio che presiedeva le oscure forze dell'ebbrezza. Con l'avvento dell'era volgare, la follia in ambito religioso poteva essere interpretata come excessus menti in Deo, oppure poteva, in particolare durante il Medioevo, essere sintomo della possessione diabolica. Ancora, l'immagine della Stultifera Navis nasce nell'Autunno del Medioevo, per poi divenire, nell'Età Moderna, uno dei temi privilegiati dalla pittura, dalla poesia, dal teatro e dal cinema: basti pensare ad opere capitali per il pensiero occidentale, quali l'Elogio della Follia, l'Orlando Furioso, il Don Chisciotte, le tragedie shakespeariane di Amleto e Re Lear, lo stesso dipinto di Hieronymus Bosch, la Nave dei Folli, appunto, che salpata all'inizio della Modernità, non ha ancora terminato il suo viaggio attraverso i secoli. L'abilità tecnica ed interpretativa di Carlo Previtali è stata capace di cogliere il valore universale della figura dell'Asceta, del matto di Dio, che è capace di compiere, come direbbe san Tommaso d'Aquino, l'experimentum Dei, l'esperienza concreta e diretta di Dio. Lo sgretolarsi della materia e del volto ossuto dell'Asceta, gli incavi degli occhi, l'emergere della vena frontale, la serie numerica incisa sul lobo parietale, fanno riemergere l'angosciante ricerca dell'infinito da parte dell'uomo. A fronte degli arcani e non sempre rassicuranti dogmi della scienza e della tecnica, l'Asceta spezza quella campana di vetro di montaliana memoria per tornare ad interrogare l'uomo sul suo ruolo nel mondo, del suo rapporto con l'eternità, della ricerca del significato più profondo della propria vita. La collocazione dell'opera di Previtali all'interno del Museo Interreligioso non è casuale: se l'immagine scarnificata dell'Asceta si richiama alle immagini dei deportati nei campi di sterminio nazisti, evocando, dunque, una follia che ha seppe divenire aberrante raziocinio nella distruzione degli esseri umani, al tempo stesso, offre un messaggio di speranza. La sua immagine infatti, evoca le figure degli asceti appartenuti alle tre religioni monoteistiche: il linguaggio dei mistici, di coloro che hanno compiuto direttamente all'interno della propria religione, secondo la definizione di Gershom Scholem, l'esperienza diretta di Dio, può costituire la base per un confronto ed un dialogo tra gli appartenenti alle fedi abramitiche. Non si tratta di un'esperienza che si svolge al di fuori della realtà, ma al contrario può trovare solamente nella realtà il proprio veicolo espressivo e linguistico.
Carlo Previtali è nato a Bergamo nel 1947. Dopo il Liceo Artistico, ha frequentato a Milano l'Accademia di Belle Arti di Brera dove nel 1975 si è diplomato alla scuola di scultura di Alik Cavaliere; successivamente si è laureato in Architettura presso il Politecnico di Milano. Ha insegnato all'Istituto d'Arte Andrea Fantoni, al Liceo Artistico di Bergamo, all'Accademia di Belle Arti Carrara di Bergamo, attualmente è titolare della cattedra di Discipline Plastiche presso il Liceo Artistico Statale di Lovere. Vive e lavora a Grumello del Monte (Bergamo).