ceramica policroma
sec. XX
Guadagnini, nel suo testo del 1992 su D'Augusta, evidenzia molto bene le caratteristiche delle opere dell'artista, che si ritrovano anche in Stagioni: “Sono, le opere di D’Augusta, intarsi di una sensibilità che poco concede al gusto corrente, sismografi di una ricerca estrema sui limiti dell’espressione pittorica, in bilico, sempre, tra l’estroversa e complessa apparizione dei materiali e l’introversione di una disciplina pittorica di decantato lirismo, di rarefatta qualità emotiva. Pittura d’intensità, di baluginii luminosi colti sull’orlo della sparizione nel magma degli strumenti convocati a costruire l’immagine, pittura che interroga se stessa a cercare il proprio luogo, le forme possibili del proprio inveramento in spazio e immagine. […]
Ad emergere, in tale avventura pittorica, è, probabilmente, la figura del velo, del differimento visivo, a volte esplicitamente dichiarata attraverso le reti metalliche, la sovrapposizione delle tele, l’accecamento luminoso, a volte implicito nel corpo stesso di una pittura le cui matrici e necessità espressive traspaiono attraverso il filtro d’una sublime indifferenza decorativa, e vengono richiamate alla superficie dall’intensità narrativa del segno, dal fantasmatico apparire della forma.” (Guadagnini W. in Tiboni G., 1992)
Stagioni fu realizzata a seguito di un concorso pubblico indetto nel 1965 per abbellire il padiglione “Raffaele Rivalta” presso l'ex Ospedale G.B.Morgagni.