Museo della Rocca di Dozza
Piazza della Rocca 6/a
Dozza (BO)
manifattura italiana
scultura

terracotta
cm 25 (la) 30 (a) 50 (lu)
sec. XIX (1830 - 1870)
n. OP14
La statuetta raffigura Santa Filomena nella sua tipica iconografia: sdraiata, appoggiata su grandi cuscini, indossa una sontuosa tunica con greche dorate e corona di rose.

Santa Filomena è una delle sante più controverse dell’agiografia cristiana. Si parte dalla scoperta di tre tegole di terracotta con su dipinta la scritta "Pax tecum Filomena", trovate nel cimitero di Priscilla, che ricoprivano i suoi resti mortali affiancati da un’ampolla cimiteriale; e si prosegue con una "Rivelazione" scritta da suor Maria Luisa di Gesù, terziaria domenicana di Napoli (1799-1875) la quale chiese alla santa di rivelare la sua storia e martirio durante le sue visioni. Questa "rivelazione" ebbe l’approvazione della Chiesa (S. Uffizio, 21 dicembre 1833). Secondo questa, Filomena era figlia di un re della Grecia che insieme alla moglie si era convertito al cristianesimo, nacque il 10 gennaio e verso i 13 anni consacrò con voto la sua castità verginale.
In quel periodo l’imperatore Diocleziano dichiarò guerra a suo padre ingiustamente, il quale si portò a Roma con la sua famiglia per trattare una pace. Qui subentra la parte più, diciamo, fantasiosa della "rivelazione".
L’imperatore se ne innamora e al suo rifiuto la sottopone ad una serie di tormenti: flagellazione con guarigione angelica, annegamento con rottura dell’ancora, saettamento con deviazione delle frecce e infine decapitazione finale alle tre del pomeriggio. Due ancore, tre frecce, una palma e un fiore sono simboli che erano raffigurati sulle tegole del cimitero di Priscilla e furono interpretati come simboli del martirio.
Il culto ebbe origine il 25 maggio 1802 con la ricognizione dei resti mortali nel cimitero di Priscilla, l’ampolla con un liquido scuro essiccato creduto sangue, convinse di trattarsi di una martire.
Un secondo fatto avvenne quando il sacerdote nolano Francesco De Lucia accompagnando a Roma il novello vescovo di Potenza mons. De Cesare, chiese a mons. Ponzetti custode delle reliquie, in dono le stesse; ottenutole esse furono trasportate prima a Napoli e poi a Mugnano del Cardinale nella chiesa dedicata alla Madonna delle Grazie, una statua trasudò per tre giorni consecutivi e altri prodigi avvennero, lo stesso mons. De Lucia lo racconta nella sua "Relazione istorica della traslazione del sacro corpo di s. Filomena da Roma a Mugnano del Cardinale".
Il papa Leone XII attirato dai prodigi concesse al Santuario di Mugnano la lapide originaria che Pio VII aveva fatto trasferire nel lapidario Vaticano. Nel 1833 si inserì in questo contesto la "Rivelazione" di suor Maria Luisa di Gesù, il culto si propagò enormemente sia in Italia che in Francia, personaggi noti dell’epoca come Paolina Jaricot, fondatrice dell’Opera della Propagazione della Fede e del Rosario vivente e il santo Curato d’Ars ricevettero la guarigione completa dei loro mali per intercessione della santa.
Mugnano fu preservata dal colera del 1836 e papa Gregorio XVI concesse la celebrazione della Messa per l’11 agosto; papa Pio IX in esilio a Gaeta si recò a venerarla a Mugnano il 7 novembre 1849; predicatori e missionari ne diffusero il culto in Europa, Stati Uniti, Canada, Cina; numerose Congregazioni, arciconfraternite, movimenti cattolici sorsero intestati al suo nome; poesie, inni sacri furono composti per diffonderne ulteriormente il culto.
Nel contempo dopo la pubblicazione delle "Rivelazioni" cominciò a sorgere un movimento critico nei riguardi della sua storia, con lo studio più approfondito dei reperti archeologici i quali non furono ritenuti più certi di appartenere ad una tomba di una martire mancando su di esse la scritta ‘martyr’ e assodando che le tegole erano state riutilizzate successivamente nel sec. IV e in un tempo di pace. Nell’ampolla trovata accanto non vi era sangue ma profumi tipici delle sepolture dei primi cristiani.
In definitiva i resti mortali ritrovati nel loculo nel 1802 erano di una fanciulla morta nel IV secolo sul cui sepolcro erano state utilizzate tegole con iscrizioni di un precedente sepolcro.
Venne così a cadere la certezza del martirio e la Sacra Congregazione dei Riti nella Riforma Liturgica degli anni ’60 tolse dal calendario il nome di Filomena, tenendo presente le conclusioni degli studiosi.
Restano i miracoli avvenuti, i riconoscimenti ufficiali della Chiesa dello scorso secolo, la devozione personale a s. Filomena di papi e futuri santi, il larghissimo e diffuso culto, nonostante tutto mai cessato, in particolare a Mugnano del Cardinale (Diocesi di Nola) dove arrivano di continuo pellegrinaggi da ogni parte del mondo al suo Santuario, dando vita anche a manifestazioni di folklore e intensa devozione popolare.