tela/ pittura a olio
sec. XVII (1625 - 1646)
Dopo un'iniziale attribuzione a Pier Francesco Cittadini, proposta da R. Roli (in "Pittura Bolognese", Bologna, Alfa, 1977, p. 244) e ribadita da N. Roio (in "La scuola di Guido Reni", a cura di E. Negro e M. Pirondini, Modena, Artioli, 1992, p. 174), nel 2001 il dipinto è stato attribuito a Cesare Gennari da N. Clerici Bagozzi (in "Figure come il naturale", a cura di D. Benati, Milano, Skira, 2001, pp. 97-98), dopodiché si è giunti a una più verosimile attribuzione a Ludovico Lana, proposta da D. Benati (in "L'amorevole maniera. Ludovico Lana e la pittura emiliana del primo Seicento", Milano, Silvana Editoriale, 2003, p. 74).
Il dipinto è pervenuto alla rocca di Dozza attraverso la collezione Malvezzi-Campeggi. Ciò che rimanda alla pittura di Lana è la veduta esterna, che si apre dietro a un tendaggio rosso, dopo il quale si scorge il giardino di una dimora nobiliare e un paesaggio che si perde all'orizzonte; ma anche la tecnica d'incarnato della dama e la resa degli abiti che indossa, che ricordano il ritratto di Fulvio Testi conservato alla Galleria Estense di Modena.
Non si è ancora riusciti a identificare la donna ritratta, ma è possibile che si tratti di una figura della corte modenese, forse la duchessa Maria Farnese (cfr. D. Benati in "L'amorevole maniera cit., p. 74).