Museo Internazionale delle Ceramiche in Faenza
Viale Baccarini, 19
Faenza (RA)
produzione fatimide o ayyubide, Egitto
parete di brocca

terracotta
cm 5.7 (la) 3.8 (a)
secc. X/ XIII (900 - 1299)
n. AB 5073
Piccolo frammento di parete di brocca, acroma depurata, (parte superiore del ventre). Presenta una decorazione a rilievo caratterizzata da arabesco floreale come sfondo su cui si staglia un quadrupede (onagro/gazzella?).

Il frammento appartiene alla parte della collezione Martin proveniente dall'Egitto, in particolare da al-Fustat, capitale del governatorato tulunide (869-905 d.C) prima e fiorente quartiere commerciale della capitale al-Qahira (moderno Cairo) fatimide-ayyubide poi (909-1171/1171-1250). La ceramica acroma si distingue dalla rivestita per ragioni non tanto economiche, (richiedeva meno dispendio di materiali) o artistiche (presenta spesso repliche o anticipi dei motivi decorativi poi riscontrati nella rivestita), quanto per la funzione, prevalentemente da fuoco o da dispensa. Si sviluppa nel mondo islamico poi l'usanza di utilizzare brocche ed orci non rivestiti per la conservazione dell'acqua, che sfruttano la porosità della terracotta per minimizzare l'evaporazione e il riscaldamento del liquido, prezioso in contesti climatici prevalentemente aridi. Le decorazioni spaziano dall'incisione alla graffitura alla barbottina all'impressione. Dalle fornaci di Fustat (ma anche da quelle coeve di Qeneh, o più a oriente di Nishapur) venivano prodotti pezzi decorati "in serie": le brocche e gli orci erano infatti realizzati tramite due stampi emisferici, uno inferiore di spessore minore ed uno superiore, che presentavano in negativo la decorazione desiderata, spesso ad imitazione di quella metallurgica. Anse, piedi e bocche venivano aggiunti in un secondo momento. Esclusiva della tradizione egiziana è poi la presenza di filtri traforati alla base del collo dei pezzi, anch'essi decorati, per proteggere il contenuto da insetti e polvere. I motivi decorativi fatimidi-ayyubidi vedono una sincresi dell'eredità tardoantica e bizantina con quella partico-sasanide: rappresentazioni naturalistiche di animali e fregi con foglie di vite e acanto s'intrecciano a palmette, rosette e "figureband" geometriche o con animali in una progressiva astrazione geometrica. La gazzella e l'onagro sono riprodotti come eco di vita "cortese", dedita alla caccia o circondata da giardini con acqua e animali, emblemi quindi di raffinatezza ed elevazione sociale. (cfr. E. Baer, Islamic Ornament)