Museo Internazionale delle Ceramiche in Faenza
Viale Baccarini, 19
Faenza (RA)
produzione fatimide, Egitto
filtro di brocca/ orcio

terracotta
cm 3.2 (a) 7.5 (d)
filtro, diametro interno, 5cm;
secc. X/ XII (900 - 1199)
n. AB 5042
Filtro di brocca/orcio in acroma depurata.
La decorazione si articola in una lepre di profilo a campitura piena con contorni incisi, risparmiata e inscritta in emblema circolare a traforo romboidale, con cornice composta da due circonferenze incise che racchiudono un motivo zig-zagante inciso.

I filtri ceramici consistono in un reticolato di terracotta ottenuto tramite traforo con punte di forme e dimensioni variabili, in terracotta depurata sempre, acroma in genere e più raramente invetriata e/o smaltata, posti alla base o a metà del collo di forme ceramiche da mensa e di uso comune: brocche, orci e bottiglie di piccole dimensioni. La funzione del filtro era quella di evitare che insetti o polveri alterassero i liquidi contenuti dal manufatto; poichè l'oggetto doveva essere di largo consumo e di utilizzo quotidiano, i contenitori che presentano l'uso del filtro rispondevano alla necessità di avere un impasto leggero e poroso, (per limitare l'evaporazione), e di avere una forma standardizzata e replicabile (brocche, orci e bottiglie avevano corpi e bocche torniti insieme e piedi e anse aggiunti in un secondo momento, il filtro veniva traforato con l'impasto ancora semiumido, con il corpo globulare ultimato ma il collo ancora da tornire), facilmente immagazzinabile, e dai costi ridotti. La particolarità dei filtri dell'Egitto Islamico è quella di segnare con l'evoluzione della propria decorazione un ampio lasso cronologico che copre gli anni immediatamente precedenti la conquista islamica prima e l'egemonia Tulunide poi (868-905 d.C.), il dominio Fatimide (909-1171 d.C.), e quello Ayyubide e Mamelucco (1171-1517 d.C.). In oggetti che spesso non presentavano decorazioni sulle pareti i filtri divennero la decorazione vera e propria, simbolo di maestria e raffinatezza, seguendo le mode e i gusti dei tempi. I filtri pre-fatimidi vanno da un semplice traforo a punte circolari, più o meno geometricamente organizzato, alla declinazione di un disegno a V, agli esempi di animali tratteggiati su sfondo sgraffiato. Con la produzione fatimide si affermano quattro filoni principali: quello epigrafico, con brevi invocazioni, motti o esortazioni risparmiate in caratteri corsivi sul filtro; quello antropo/zoo/fitomorfo, con uomini, animali (lepri, anatre, colombi, falchi, elefanti, pesci, felini ma anche pavoni e animali fantastici), palme e foglie di papiro; quello geometrico, con una giostra di linee parallele o poligoni, tra cui i prediletti sono senz'altro i triangoli, composti in una miriade d'incastri e alternanze; quello floreale stilizzato, con l'unione fortemente astratta di motivi floreali e stelle a cinque, sei, sette o otto punte. Caratteristica del periodo è inoltre un incisione a zig-zag, utilizzata come cornice o perimetro delle figure. La produzione ayyubide e mamelucca si caratterizza invece per l'utilizzo di decorazioni esclusivamente geometriche, dal disegno semplificato e prevalentemente "a raggiera", che ricordano dei piccoli soli. I centri di produzione di questi manufatti rimasero, per tutta la plurisecolare durata della produzione,il quartiere di al-Fustat, prospiciente la cittadella di al-Qahira, (futuro Cairo) e Qena-Ballas, anch'esso poco lontano dalla capitale egiziana, entrambe sulle rive del Nilo e caratterizzati, almeno per la produzione di acroma, dall'uso di un impasto grigio-verde dalla granulometria molto fine.